Artemisia si muove piano, nel fitto dei boschi è il giallo delle foglie il sole d’autunno che apro lo scrigno di brina in cui stanotte ha dormito la terra.
Il bosco ed i suoi segreti sono la sua casa,
ride tanto di chi la dice strega ma si, è vero, delle erbe conosce ogni bene ed ogni male,
ogni intimo potere.
Artemisia è la pazienza dell’attesa,
la sapienza della raccolta,
la maestria dell’infusione,
testimone forse ultima di un tempo selvatico di cui è dea e parte,
che domina e protegge,
a cui restituisce e da cui trae l’essenza profonda che sa, di tanto in tanto, regalare agli uomini.
Oggi è la fine di uno di quei giorni in cui è discesa nel nostro mondo,
ha portato il frutto del suo lavoro nella lucentezza sottile dei vetri colorati di natura
siede insieme a me e contenta racconta storie di radici dure
come il lavoro della terra con anime dolci come carezze,
di profumi di erbe selvatiche che pizzicano il naso tanto da sentirsi
come bambini nel gioco infinito del tempo.
Il vento canta le sue canzoni ed Artemisia è pronta ad andare,
mi rivolge un ultimo sguardo prima di un sorriso e ripone il suo volto senza età nel calore del mantello, avvolge insieme al corpo tutta la magia dei suoi segreti ed io la ritraggo così,
nell’attimo esatto in cui la sapienza congiunge gli universi.
