Apre la finestra e si affaccia verso il mare, il palcoscenico dell’arte della bellezza.
Leone inizia così ogni suo giorno,
si muove nelle sue stanze compiacendosi di sé stesso,
di quel suo profumo complesso che inonda di luce dorata chi lo assapora.
Parla sempre con voce bassa, un po’ roca ma delicata,
con quello strano accento venuto dalla mescolanza dei luoghi che ha visto e racconta storie,
che le abbia davvero vissute poco importa,
di certo le ha amate.
L’imprevedibilità e l’incostanza fanno di Leone il tipo d’uomo che è portato a fare esattamente il contrario di ciò che da lui ci si aspetta,
egli crea non si adegua.
Nei giorni, e soprattutto nelle notti, in cui si concede alla compagnia degli amici sembra cambiar pelle ad ogni ora,
è l’uomo del mutamento continuo come necessario,
sempre alla ricerca del nuovo e dell’inatteso.
Ora posa per me nell’attesa che inizi una scena nuova,
regge una tempia con la mano e con l’altra quel suo bastone dato dal genio più che dall’età,
le veste è ricercata e la postura anche,
piega un po’ il capo con il volto annoiato di chi vorrebbe essere da un’altra parte e con la mente già lo è,
ma io Leone lo conosco bene e so per certo che i suoi occhialini tondi altro non sono che il trampolino di uno sguardo sempre pronto ad andare al di là dell’orizzonte.